Nel corso degli anni Jérôme Bel ha sviluppato un nuovo approccio alla pratica coreografica in cui danzatori professionisti e amatoriali diventano co-autori delle sue opere. Invitato da teatri e festival di tutto il mondo, il coreografo francese, considerato uno degli esponenti più rilevanti della scena internazionale, ha attirato l’attenzione anche di istituzioni come il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi e il Centro Pecci di Prato.
Il solo Cédric Andrieux (Teatro del”Arte – Triennale di Milano 9-11 febbraio) è dedicato e interpretato dall’omonimo danzatore,
che ripercorre le fasi salienti della sua straordinaria carriera: prima durante gli anni della sua formazione come danzatore a Brest e studente al Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse di Parigi, poi come perfomer per la Merce Cunningham Dance Company a New York, infine come membrodel Ballet de l’Opéra de Lyon. Solo sul palcoscenico, Andrieux getta uno sguardo retrospettivo su di sé, dagli anni della formazione fino alle tournée internazionali, raccontandosi con estrema sincerità, senza nascondere i suoi sentimenti, le esitazioni, i momenti di difficoltà.
ph. Herman Zorgeloos |
Lo spettacolo fa parte di una serie di “ritratti d’artista” ideata da Jérôme Bel nel 2004 che lo ha visto collaborare con alcuni dei più grandi interpreti della danza contemporanea, tra cui Véronique Doisneau, Pichet Klunchun e Lutz Förster. Le loro esperienze, raccontate attraverso la parola e il corpo, mettono in evidenza soggettività e percorsi diversi e sottolineano ancora una volta il ruolo determinante dell’interprete nel processo creativo.
«Si tratta – scrive Bel – di assoli che sottolineano il momento in cui la vita di un individuo interseca la storia della danza. Quello che trovo particolarmente interessante in questo lavoro è provare ad analizzare la misura in cui un particolare progetto artistico o una particolare disciplina è in grado di alienare un artista in quanto soggetto storico, membro di una società e lavoratore. Ogni artista è vettore e simbolo di questa alienazione, che deve essere trasmessa ad ogni spettatore – essendo il performer (come dice il nome) l’interprete, il canale di collegamento tra il coreografo e il pubblico.»