Ieri sera è andato in scena al Teatro alla Scala in prima nazionale Le Corsaire nella versione di Manuel Legris. Il classico balletto di Petipa è stato rivisitato dal coreografo, nonchè direttore di ballo dell’omonimo teatro, nella quasi totalità.
Come ci aveva anticipato qualche giorno fa, Manuel Legris non si è smentito: il balletto ha un racconto chiaro e le difficoltà tecniche che affrontano i ballerini sono evidenti.
Piacevolissimo questo Corsaire che si sviluppa attorno al venditore di schiavi Lankedem Marco Agostino ed a tre coppie amorose: il bel pirata Conrad interpretato da Timofej Andrijashenko e la dolce Medora Nicoletta Manni, Gulnare Maria Celeste Losa in adorazione del Pascià Seyd interpretato da Gioacchino Starace, il traditore Birbanto Claudio Coviello con la frizzante Zulmea Antonella Albano.
La storia si svolge in Oriente tra palazzi imperiali e belle odalische, grotte di pirati, rapimenti, uccisioni e cospirazioni, un pascià ed il sogno in un bellissimo giardino, le avventure del pirata Conrad per salvare la sua amata Medora. Facile la comprensione del racconto grazie all’attenzione del coreografo a movimenti chiari ed a l’utilizzo della pantomima tipica del ballet d’action. Diverse le difficoltà tecniche presenti in questa coreografia a partire dalle prime diagonali dove si susseguono veloci numerosi grand jettés da parte del corpo di ballo. Numerose sono anche le variazioni che i protagonisti devono affrontare. Difficilissimi i fouéttes di Maria Celeste Losa che partono con un doppio relevé alla seconda o i giri en dehors di Nicoletta Manni con preparazione alla seconda e subito dietro in arabesche; non per tutti diciamo. Diciamo dunque che Legris si è proprio dilettato (così come faceva il suo direttore di allora all’Opéra un certo Nureyev) a combinare per ciascuno dei personaggi difficoltà tecniche che solo un corpo di ballo di livello come quello della Scala può sostenere.
Bravissima la coppia Manni–Andrijashenko nel susseguirsi di variazioni all’interno del nascondiglio dei corsari. La Manni è sempre più espressiva ed oggi possiamo dire di ammirare l’evoluzione di questa ballerina che, nel tempo, ha saputo migliorare il suo modo di impersonare i personaggi ed in questo balletto ha dato prova di una maturità artistica che si avvicina al mondo delle stelle o per meglio dire delle Etoiles. Bravissimo anche Andrijashenko nel passo a due notturno, quando scendono dal cielo le stelle, dove lo si vede impegnato a tenere lungamente sulle spalle la sua Medora passando da un abbraccio all’altro con fluidità estrema.
Divertito, energetico ed impeccabile nel ruolo da antagonista è Claudio Coviello, al meglio della forma fisica.
Una nota di merito va anche alle tre odalische Linda Giubelli, Gaia Andreanò e Camilla Cerulli che a turno sole ma anche ottimamente insieme hanno danzato su una coreografia, ça va sans dire, ricca di difficoltà tecniche.
Un plauso al corpo di ballo che è quasi sempre rimasto in scena ed ha danzato con qualità. Non sono di meno i ragazzini dell’Accademia di Ballo Teatro alla Scala che hanno dimostrato di essere precisi ed a loro agio nel Jardin animé. Peccato non averli visti ai saluti finali.
Notiamo la mano nelle belle scenografie di Luisa Spinatelli riprese dall’ultimo Corsaro versione Holmes.
Tanti gli applausi per il corpo di ballo tutto, al direttore d’orchestra Valery Ovsyanikov ed a Manuel Legris commosso e giustamente felice di questo ottimo lavoro.
Se vuoi puoi ascoltare l’intervista a Luisa Spinatelli qui: https://wp.me/panEca-1zK