Il nuovo spettacolo di Mauro Astolfi porta in scena le note di Johann Sebastian Bach per i danzatori di Spellbound Contemporary Ballet
Va in scena giovedì 27 aprile alle 20.30 per la rassegna ModenaDanza al Teatro Pavarotti-Freni L’arte della fuga.
Un nuovo spettacolo firmato da Mauro Astolfi per la sua compagnia Spellbound Contemporary Ballet e coprodotto con Teatro Comunale Città di Vicenza e Fondazione Teatro Comunale di Modena che rilegge in versione coreutica una delle più emblematiche opere di Johann Sebastian Bach. In scena, i danzatori Lorenzo Capozzi, Alessandro Piergentili, Miriam Raffone, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Anita Bonavida, Martina Staltari.
Fra le realtà italiane di danza contemporanea più apprezzate e attive sul piano internazionale, Spellbound Contemporary Ballet prosegue con questo nuovo titolo un dialogo con la musica classica ormai ricorrente nella produzione della compagnia. “Relazionarsi con i grandi compositori della storia non è qualcosa che ha a che fare con il passato ma, al contrario, significa confrontarsi con autori eternamente contemporanei. Le opere classiche, quindi, costituiscono una risorsa inesauribile, in grado di raccontare ed esaltare qualsiasi creazione” afferma Astolfi che, per sviluppare e approfondire il suo rapporto d’amore per il celebre compositore tedesco, si è lasciato affascinare dall’enigmatica raccolta di composizioni, nota anche per essere rimasta incompiuta e senza indicazioni di un organico strumentale specifico. Partendo dall’interpretazione de L’Arte della Fuga di Johan Sebastian Bach come opera ‘pitagorica’ proposta dal violoncellista, matematico e classicista Hans-Eberhard Dentler, Astolfi si concentra sul concetto di fuga anche nella sua accezione di ‘volo’, sia in riferimento alle frasi musicali sia come movimento, non tanto di ascesa al Divino ma verso un Altrove. Ma più che in senso metafisico, la creazione di Spellbound si attesta su una dimensione più esistenziale: “Una fuga è fatta ad arte se nessuno se ne accorge. Se anziché scappare da qualcosa o qualcuno, mi confondo con gli altri, mi vesto come loro, uso le loro parole. La mia fuga in realtà è un’antifuga, è piuttosto una prospettiva. È il mio bisogno di guardare la vita con altri occhi. È importante scappare ogni tanto, mi aiuta ad accendere la luce su qualche ‘zona buia’ ma non serve per rimuovere o dimenticare: la consapevolezza di quello che sono, infatti, rimarrà all’interno della mia mente per sempre, anche quando la fuga sarà finita” sostiene Astolfi.
http://www.teatrocomunaledimodena.it