P come Marco PIERIN
Durante la mia intervista a Marco Pierin mi sono dilettata ad ascoltare gli scherzi che lui e gli altri colleghi si divertivano a fare ad una “certa” Luciana Savignano. Durante ad esempio Il lago dei cigni, avevano inchiodato i fiori al pavimento…(lascio a voi immaginare il seguito della scena!). Un’altra volta ancora ne “La bisbetica domata” di John Cranko avevano appeso un grande ragno nero (genere vedova nera) camino e la povera Savignano scorgendo l’animale dallo spavento aveva emesso un urlo incontenibile!
Dunque, cari lettori, esistono eccome curiosità e divertenti retroscena nella vita dei ballerini!
Nato a Milano nel 1958 Marco Pierin studia danza alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano; prima di diplomarsi frequenta un corso di formazione biennale alla Scuola di Ballo del Bolshoi di Mosca. Promosso all’età di 23 anni primo ballerino del Teatro alla Scala pochi anni dopo, nel 1985 lascia la Compagnia per ampliare le sue esperienze artistiche a livello internazionale.
Ha lavorato coi maggiori coreografi del suo tempo tra i quali ricordiamo: Ib Anderson, Georges Balanchine, Maurice Béjart, Uwe Scholz, John Butler, John Cranko, Luis Falco,Jiri Killian, Pierre Lacotte Roland Petit, Jerome Robbins, Uwe Scholz, Micha Van Hoeckef, Bruce Wells e tantissimi altri.
Per più di vent’anni ha ballato a fianco di Luciana Savignano con la quale ha stretto un forte legame di partneraggio.
Come insegnante e/o maître de ballet, Marco Pierin ha collaborato con molte compagnie italiane ed internazionali nonché scuole ed accademie professionali. Inoltre si dedica con passione all’attività di coach per la formazione dei giovani talenti. E’ spesso invitato come presidente di giuria in numerosi concorsi.
L’amore per il passo a due – che Marco Pierin dichiara valere “più di cento assoli”– e la passione per l’insegnamento confermano l’attitudine di questo artista alla grande generosità nei confronti di chi, come lui, vive per la stessa passione.
Osservando come si muove Marco in questo video di soli pochi anni fa (lascio a voi, cari lettori, fare i conti degli anni), non posso che ridire quanto avevo già detto vedendo “roteare” la Fracci qualche anno fa su una seggiola del Teatro Manzoni di Milano: “una stella è per sempre!”.