MILANoLTRE 2023 chiude con tre spettacoli in prima nazionale.
Il 14/10 in sala Fassbinder (ore 20.30) va in scena l’attesissimo terzo capitolo della trilogia sulla riscrittura di tre opere storiche del repertorio della danza accademica italiana di fine ‘800, ideato da Salvo Lombardo/Chiasma. Sport è giocato sulla condizione fisica della “caduta” per riposizionare gli ideali di agonismo e di prestazione nel tentativo di allargare lo sguardo sul concetto stesso di performatività del corpo.
La serata conclusiva (15/10 sala Shakespeare ore 20.30) è protagonista il nuovo lavoro di Stefania Ballone, Lascaux, firmato assieme a Giulio Colangelo e al compositore leone d’argento alla Biennale Musica Vittorio Montalti: danza, luce e musica elettronica live si fondono sapientemente in questo omaggio coreografico al testo di Georges Bataille sulle grotte di Lascaux e sulla nascita dell’arte.
Nel pomeriggio di domenica (ore 15.00, 17.00, 19.00) il debutto del secondo progetto di Cristina Kristal Rizzo, Monumentum DA primo studio. In questa nuova tappa si avvale della presenza e dell’interpretazione in scena di Diana Anselmo, attivista e co-founder dell’associazione Al.Di.Qua. Artists e performer sordx bilingue in italiano e LIS (lingua dei segni italiana). Un racconto, un movimento da corpo a corpo, che intende amplificare e dare spazio alle possibilità performative intrinseche alla lingua dei segni, lingua viva, corporea, umana, che non parla di margini ma di nuovi pezzi di orizzonte.
Salvo Lombardo, uno degli Artisti Associati a MILANoLTRE, presenta, in prima nazionale Sport, terzo e ultimo capitolo della trilogia L’esemplare capovolto articolata nella riscrittura di tre opere storiche del repertorio della danza accademica italiana di fine 800: Gran Ballo Excelsior (1881), Amor (1886), Sport (1897).
La performance individua nella condizione fisica della “caduta” una specifica dimensione esistenziale e allo stesso modo un pretesto per riposizionare gli ideali di agonismo e di prestazione normalmente fondati su principi di esclusione e di conformità a precise norme anatomiche, sociali, comportamentali, culturali.
Nello specifico Sport tenta di allargare lo sguardo sul concetto stesso di “performatività” del corpo, tanto nella performance artistica quanto in quella sportiva. In questo senso lo sport è indagato come una delle diverse articolazioni delle forme del potere dominante, nelle intersezioni tra espressione individuale e narrazione pubblica, al crocevia con la costruzione delle identità nazionali, culturali, di genere.
Sport di Salvo Lombardo è l’occasione per ridiscutere i canoni e gli immaginari contemporanei applicati alla corporeità in “Occidente” cercando di disvelare tanto il disperato tentativo di resistere alla sua caduta, quanto l’inevitabile, necessaria e a tratti “amorevole” accettazione del declino: di una condizione, di un sistema di narrazioni, di un mondo.
Monumentum sta come: memoria, documento, segno di riconoscimento. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronia temporale, creando un doppio sguardo che ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile.
Il progetto dunque continua moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia e in questa nuova tappa si avvale della presenza e dell’interpretazione in scena di Diana Anselmo, attivista e co-founder dell’associazione Al.Di.Qua. Artists e performer sordx bilingue in italiano e LIS (lingua dei segni italiana). Monumentum DA è una dedica alla singolarità di Diana Anselmo, la creazione si configura come un racconto, un movimento da corpo a corpo, che intende amplificare e dare spazio alle possibilità performative intrinseche alla lingua dei segni, lingua per lungo tempo resa estranea e aliena da processi fonocentrici che hanno tentato di abolirla nel corso dei secoli, lingua viva, corporea, umana, che non parla di margini ma di nuovi pezzi di orizzonte.
La LIS ed il corpo di Diana che la trasmette sono un archivio che si trasforma, la condivisione di un racconto già da sempre aperto a nuove forme di vita, una sorta di spazio aperto in cui far confluire la politica di un corpo in uno slancio vitale nel tentativo di aprire altri piani della memoria e riconnettersi alla storia, considerare la molteplicità come pura risorsa capace di rendere il caleidoscopico assetto della vita.
“Le caverne hanno conservato qualcosa di emozionante, che ammalia e stringe il cuore: per loro natura sono ancora luoghi propizi all’angoscia delle cerimonie sacre.” (G. Bataille)
Questo lavoro nasce dalla collaborazione tra Stefania Ballone, Giulio Colangelo e al compositore Leone d’Argento alla Biennale Musica Vittorio Montalti, con l’idea di creare un nuovo spettacolo con la danza e la musica elettronica dal vivo, in linea con la direzione del Festival MilanOltre di promuovere i giovani talenti.
In Lescaux danza, luce e musica elettronica live si fondono sapientemente in questo che è un omaggio coreografico al testo di Georges Bataille sulle grotte di Lascaux e sulla nascita dell’arte; la caverna dipinta rappresenta come un miracolo l’apparizione di esseri umani che superano il proprio passato animale, e così lo spettacolo intende rintracciare e ripercorrere il momento inconscio da cui si è generata quella spinta creatrice che ha lasciato la traccia nel tempo.
Spiritualità e bellezza sono gli elementi fondamentali di questo luogo affascinante in cui l’arte nasce.
Come tanti geroglifici viventi il gesto fa riemergere le immagini raffigurate nella caverna in tutta la loro potenza suggestiva, una straordinaria rivisitazione di un patrimonio di circa seimila immagini di uomini, animali e misteriosi esseri ibridi. La scena si fa allora grotta, reale e immaginata, le dimensioni si dilatano, in apertura e in chiusura, le distanze si accorciano e si allungano verso la platea, come
20.000 anni fa, avvolta dalla luce tremolante delle fiaccole, forse da un’oscurità più necessaria di qualsiasi sguardo umano.
“Il lavoro è inteso dai compositori come un’opera intermediale, nella quale la componente luminosa e i suoni si intersecano tra loro con l’intento di creare un unico media espressivo. L’utilizzo di sistemi luminosi, autocostruiti e controllati tramite una partitura, crea una stretta connessione tra gesto, suono e luci in un meccanismo ipersincronizzato. La composizione si articola in diverse sezioni caratterizzate da materiali sonori ben definiti. La tensione verso l’inarrivabile diventa la necessità di superare il reale e trasfigurarlo, dandogli nuove forme.
Il processo creativo del lavoro coreografico e musicale non si appoggia su una drammaturgia descrittiva di ciò che è successo nelle grotte anni e anni fa. Il nostro metodo di ricerca si appoggia su una spinta più intuitiva, astratta e inconscia. Il fatto che esista Lascaux è il punto di svolta, l’inizio. Ritrovare il senso originale che ha permesso che l’uomo sentisse la necessità di creare qualcosa. Affrontare realisticamente e ritornare noi stessi a essere quella spinta, quel momento puro.
La luce in questo spettacolo ha un ruolo fondamentale: l’ambientazione scenica rappresenta la caverna che è il luogo dove questa energia si è generata”.