È uscito da pochi giorni nelle sale ”La vita è una danza” di Cédric Klapish , scenografie di Santiago Amigorena e coreografie e musiche di Hofesh Shechter in collaborazione con Thomas Bangalter.
Finalmente la danza fa da cornice ad una storia che potrebbe essere quella di chiunque di noi: quella di una vita che viene travolta da un evento improvviso che obbliga a ripensare a tutto.
Il film racconta la storia di una promettente ballerina dell’Opéra di Parigi, Elise (Marion Barbeau, nella vita effettivamente prima ballerina dell’omonimo teatro) che, al momento di entrare in scena, vede dietro le quinte il tradimento del suo fidanzato con una collega. Elise danza il primo atto di Bayadère con la mente sotto shock. Poco dopo, a seguito di un salto, si farà male in scena e la sentenza del medico sarà drammatica poiché gli si prospetteranno forse due anni di fermo ed un eventuale intervento chirurgico. In pochi istanti la sua vita va in frantumi. Elise non vuole rinunciare alla danza ma capisce ben presto che , durante il periodo della lunga riabilitazione, deve trovarsi una nuova occupazione che l’aiuti a venire fuori dalla situazione drammatica in cui si è venuta a trovare. Parte quindi con un’amica ed il suo compagno cuoco per la Bretagna per andare a cucinare in una residenza per artisti dove troverà Josiane (Muriel Robin), pronta a spronarla verso una nuova vita e che le vieta di piangersi addosso. La svolta arriverà con l’arrivo della compagnia di danza contemporanea del coreografo israeliano Hofesh Shechter. La danza, l’armonia del gruppo di danzatori e l’amore riporteranno Elise ad affrontare una nuova ed entusiasmante vita.
La sequenza di apertura di En corps (titolo originale francese) che dura 15 minuti è un susseguirsi di immagini senza dialogo, dietro le quinte ed in palcoscenico, del corpo di ballo impegnato nel balletto Bayadère: un omaggio alla danza classica ed ai suoi artisti. Il fatto stesso che la protagonista non sia un attrice (come spesso avviene nei film sulla danza) ma una ballerina dimostra il grande rispetto che il regista nutre per quest’arte. Il rispetto inoltre per l’artista che ha anche una sua vita privata, bella o brutta che sia, e che quando è di scena deve sempre dare il meglio di se qualsiasi cosa accada.
Elise è costretta a fermarsi a causa dell’infortunio e deve essere pronta a cambiare vita. Ma chi è mai pronto per una seconda vita? Come dice suo padre nel film: « se costruisci la tua vita sul tuo corpo a 35 anni sei già in pensione…sei obbligato ad avere due vite. » Solo quando ci sei costretto ed hai la forza giusta per affrontare i tuoi demoni, puoi pensare ad una nuova vita. È quello che succederà alla protagonista che ci porterà sulla strada della rinascita trasmettendoci la forza per credere che ci sia sempre un nuovo futuro per tutti noi.
Klapisch rinnova il suo amore per la danza, rivelato nei suoi documentari (Aurélie Dupont, l’espace d’un instant, Dire Merci), cercando di rompere con i pregiudizi sulla danza che sembra sempre solo fatta di fatiche, odio e rivalità, mostrando invece un aspetto molto vero quello dell’amore per l’arte ed il piacere di poterla vivere in condivisione per poterla poi trasmettere al pubblico.
Attraverso il passaggio da una prima ad una seconda vita il regista trova il modo di interrogare il pubblico su cosa sia la danza e se sia meglio quella classica o quella contemporanea, che molti giudicano inconciliabili. Ed è così che in varie situazioni i protagonisti di questo racconto dialogano sulla danza; se sia più bella quella classica, più aerea, leggera, rivolta verso il cielo oppure quella moderna; se la danza col tutù sia ridicola o invece, come dice chi la conosce bene, pura magia.
Questo film non racconta di coreografi spietati, di competizione, di odio tra colleghi ballerini è un inno alla vita, alla forza, alla determinazione, ai sogni dei giovani ed ai sogni di tutti noi che, anche se volte infranti, vanno fronteggiati ed attraversati sempre.
« Torna a danzare così potrai permettere a tutti noi di avere un piccolo accesso verso la bellezza », dice Josiane ad Elise. Sì davvero la danza è bellezza e ci spiace molto per chi ancora non lo sa.