Domani 22 ottobre 2025, Misty Copeland darà l’addio alle scene.
È indubbio che si ricorderà la Copeland per essere stata la prima ballerina di colore nominata “principal” dell’American Ballet Theatre (cioè prima ballerina, la dicitura étoile all’ABT non esiste).
Misty, oltre ad avere fatto della danza la sua ragione di vita, ha sempre combattuto per i diritti delle persone africane veicolando egregiamente la sua notorietà a favore delle minoranze etniche e delle disuguaglianze razziali. Ha anche creato una fondazione “The Misty Copeland Foundation” che dà la possibilità, a bambini in difficoltà, di sperimentare la gioia del movimento promuovendo la diversità con vari tipi di danza. Perchè “tutti devono avere l’opportunità di sperimentare la bellezza ed il potere della danza”, dichiara la fondatrice.
Eppure io non la voglio ricordare per questo, la voglio ricordare per il modo di danzare ed interpretare in maniera intensa e del tutto personale i diversi ruoli a lei assegnati, risultato sicuramente di un vissuto personale difficile, di un infanzia accanto ad una madre single fatto di grandi fatiche e sacrifici. Insomma una ballerina da ricordare per qualità tecniche ed interpretative eccezionali, che non sono di tutti, ma che sicuramente si ricercano nell’artista che riesce a raggiungere il più alto gradino della scala gerarchica di un corpo di ballo del calibro dell’American di New York. Una ballerina di colore che fa dimenticare di essere diversa da tutti i cigni bianchi o Giuliette che si è sempre stati abituati a vedere. Questa era Misty: una stella danzante che con impegno e talento riusciva a trascinare il pubblico nella storia del suo personaggio facendo in modo che, naturalmente, coloro che la venivano a vedere lasciassero fuori dal teatro tutti quegli stereotipi che avevano sempre condizionato il pensiero critico comune.
All’indomani del giorno in cui danzerà un’ultima volta sul palcoscenico del David H. Koch Theater, chi non l’avrà vista dal vivo al costo di $ 5000 il biglietto , si potrà comunque consolare con alcuni estratti che sicuramente saranno già pubblicati sui social.
Ritorno con la mente a quando la vidi debuttare al Teatro alla Scala nel 2016 in Romeo e Giulietta di McMillan accanto a Roberto Bolle e di quanto mi aveva piacevolmente sorpreso con la sua interpretazione. Riporto qui di seguito i link ai miei articoli di allora; il taglio non mi smentisce e conferma come abbia sempre voluto osservare questa grande ballerina analizzando il gesto e l’anima e non il colore della sua pelle.
“Misty Copeland, la Giulietta che non avevamo ancora visto”
https://notedidanzaonair.com/misty-copeland-la-giulietta-che-non-avevamo-ancora-visto/
“Misty Copeland, prima volta alla Scala”
https://notedidanzaonair.com/wp-admin/post.php?post=544&action=edit