In occasione dell’apertura della Stagione di Danza 2024 del Teatro Regio di Parma, il CCN/Aterballetto presenta un trittico di creazioni, tra cui la prima rappresentazione di Rhapsody in Blue, nuova produzione inedita firmata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich. In scena anche Yeled di Eyal Dadon e Secus, creazione dell’israeliano Ohad Naharin.
Rhapsody in Blue di George Gershwin ha per i coreografi Iratxe Ansa e Igor Bacovich vari punti attraenti, una musica splendida e conosciuta ma non così in voga fra le nuove generazioni. Far conoscere questo lavoro ai giovani è l’obiettivo che gli autori si sono prefissati, e la loro nuova creazione per la compagna Aterballetto vuole trovare nuove modalità per dare una visione meno lontana e meno “americana” di Gershwin, andando oltre al contesto culturale in cui la rapsodia è stata creata. È la rapsodia stessa a dettare la trama del lavoro coreografico, i cambi energici, le modulazioni elettriche con cui giocare.
Insieme a Rhapsody in blue altre due perle d’autore: Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Eyal Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini; Secus è una creazione di Ohad Naharin che vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.
Gli autori Iratxe Ansa e Igor Bacovich descrivono così questa nuova sfida: “Pensiamo che ogni grande comunicatore sia tale solo se riesce trovare senso e appartenenza anche fuori dal proprio contesto sociale e culturale, pensiamo a Bob Marley che ha portato il suo messaggio ovunque, in maniera accessibile e universale. Gershwin in questo è un maestro, e per onorarlo vorremmo farlo uscire dalla New York degli anni Venti. La rapsodia per forza di cose detterà il lavoro coreografico, i cambi allegri, frizzanti con cui giocare sono fantastici. In più Gershwin è stato affrontato da tanti coreografi americani, ma quasi da nessun europeo, potremmo dare una lettura diversa. Nel 2024 poi la composizione compie 100 anni… ¿Cómo le damos vuelta? Dovrà essere un nuovo universo…”