Da ieri si possono vedere su Sky Arte gli episodi del documentario
Dance – Perché balliamo curato dal famoso coreografo Akram Khan .
Questo documentario vuole dare una risposta a ciò che naturalmente fa già parte dell’universo: il movimento. Se ci pensiamo bene l’universo, infatti, è un continuo di movimenti e suoni. L’uomo sin da quando è nel ventre materno si muove ed istintivamente danza; via via che cresce riesce a dare a questi movimenti un significato.
“Il successo dei balletti che narrano storie parlano di conflitti umani e ciò ci permette di dare un senso alla nostra vita” dice Christian Spuck, attuale direttore artistico del balletto di Zurigo e coreografico dal marcato talento narrativo.
Secondo Angelin Preljocaj “Ballare con il corpo apre l’immaginazione del pubblico e ciò permette allo spettatore di interpretare la storia in maniera più personale. La danza non ha bisogno delle parole. La parola ha un significato preciso mentre il movimento del corpo può dare luogo a più significati.” Quindi, secondo il noto coreografo di origine albanese, è il corpo che parla e preferisce che sia lo spettatore che si lasci andare tramite le sue personali emozioni ad una sua individuale interpretazione.
La danza ha una storia ma è molto diversa a seconda delle sue origini. Tra il popolo dei Masai, che vive nel cuore dell’Africa tra il Kenya e la Tanzania, canti e balli mantengono la tradizione. I movimenti non sono stati trascritti come in Europa; è il corpo che racchiude la memoria dei gesti. Muoversi è già un modo per coinvolgere la comunità e condividere esperienze provocando uno scambio . Oggi Fernando Anuang’a, ballerino e coreografo keniota, sente la responsabilità di elevare tali balli tribali ad un altro livello, non per divertire i turisti, ma per dare un senso più profondo alla sua tradizione.
Con la danza puoi arrivare in mondi sconfinati perché come dice Aditi Mangaldas, ballerina e coreografa di Kathak (danza classica indiana) ” stimola l’immaginazione e non ha confini”.
Wayne McGregor, coreografo del Royal Ballet (lo abbiamo visto recentemente al Teatro alla Scala con Woolf Works) non vuole che il pubblico si chieda cosa comunica la sua coreografia ma che la guardi poiché da ciò che vede è certo che emerga un significato.
Akram Khan cerca quindi la risposta di Perché balliamo ai quattro confini della terra interrogando diversi coreografi di origini differenti. Per questi artisti balliamo per raccontare delle storie, storie che ci connettono gli uni agli altri e danno un senso alle nostre esperienze.
Questo primo episodio ci ha ampliato gli orizzonti: la danza ha svariate origini e non ha una storia sola. Balliamo per raccontare delle storie ma non solo…il II episodio ci attende in TV, on demand, su Sky Arte.