Il Balletto alla Scala torna in scena ad ottobre con una prima assoluta: dal 1 al 14 debutta l’attesissima creazione musicale di Fabio Vacchi con le coreografie di Mauro Bigonzetti .
Protagonisti Roberto Bolle e Antonella Albano. Sul podio Michele Gamba
Finalmente va in scena, in prima assoluta, Madina, creazione musicale e coreografica, progetto nuovo nell’approccio e nelle tematiche attuali ma universali, raramente declinate in balletto, con nomi di prima grandezza che congiungono per la prima volta le proprie sensibilità e originalità artistiche. La storia di una donna che viene stuprata dagli uomini dell’esercito occupante il suo paese e poi eletta dalla sua stessa famiglia, poiché disonorata, a diventare kamikaze ed a farsi saltare per aria per sterminare gli invasori. Madina si ribellerà ad un destino atroce ma andrà comunque a processo. Basato su una storia vera è una storia di brutale violenza che chiama altra violenza.
Con le coreografie di Mauro Bigonzetti, alla Scala la prima mondiale della composizione di Fabio Vacchi su libretto di Emmanuelle de Villepin tratto dal suo romanzo La ragazza che non voleva morire è una nuova sfida d’interprete per l’étoile Roberto Bolle (in scena il 1,7,12 e 14 nel ruolo di Kamzan, che il 6 ottobre sarà interpretato da Gabriele Corrado), Antonella Albano, nel ruolo di Madina, Martina Arduino e Gioacchino Starace (Olga e Louis), Gabriele Corrado nel ruolo di Sultan (il 6 ottobre Emanuele Cazzato) e agli artisti del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, in un paesaggio teatrale e sonoro abitato dalle voci dell’attore Fabrizio Falco e dei cantanti Anna-Doris Capitelli e Chuan Wang. Sul podio per questa prima assoluta di uno dei maggiori compositori del nostro tempo sale Michele Gamba. Luci e scene sono di Carlo Cerri, che cura anche il design video assieme a Alessandro Grisendi e Marco Noviello, i costumi sono firmati da Maurizio Millenotti con la collaborazione di Irene Monti.
Madina è un lavoro iniziato ad inizio 2021 ed interrotto fino a poco tempo fa a causa della pandemia. Questa interruzione è venuta comunque a beneficio dei protagonisti che hanno avuto così un tempo superiore per riflettere ed assimilare meglio i personaggi. Ancora oggi, per ragioni sanitarie, l’imposizione del distanziamento ha fatto sì che i percussionisti siano collocati in quattro palchi ed il coro non sia presente ma trasmesso elettronicamente. Un lavoro quindi complesso da dirigere ma al contempo bellissimo perché si è avvalso dell’entusiasmo e la collaborazione di tutti. L’impegno di chi è sul palcoscenico è notevole ed il ruolo di Madina, di questa donna che non smette di subire violenza, è molto difficile ed al limite della resistenza fisica.
Qui di seguito le dichiarazioni dei protagonisti di questo nuovo lavoro.
Fabio Vacchi: Ho lavorato pensando alle movenze del corpo dei danzatori. Il corpo è depositario di ricordi ancestrali e quindi di emozioni. Non è sicuramente un frasario immediato: affinché un messaggio arrivi dev’essere avvolto in un involucro speciale per mettere in motto le emozioni. Non vi è in questo lavoro un preciso riferimento geografico com’è nel libro poiché si vuole simboleggiare genericamente la violenza che chiama altra violenza. In effetti la reazione dell’unico zio superstite di Madina, provoca una reazione uguale o simile a quella di chi gli ha tolto tutto.
Mauro Bigonzetti: Con il corpo di ballo non ho condiviso solo i movimenti, in realtà è stato molto di più. Le sensazioni e le emozioni che ho avuto con questo lavoro hanno fatto sì che, in 30 anni di carriera e diverse coreografie create per questo Teatro, questo sia uno spettacolo unico.
Emmanuelle Villepin: Da un romanzo di 300 pagine ho dovuto redarre un libretto, in proporzione, di poche righe, con pochissime indicazioni da parte del compositore, ed è stato un vero esercizio di scrittura; ma la cosa più bella è stata lavorare in questo teatro con queste persone meravigliose, dapprima coi ballerini, poi con la musica e via via il resto.
Antonella Albano (emozionantissima): Per me Madina è una donna che rappresenta la resilienza. Quello che stupisce del personaggio è la pcapacità (nonostante tutte le violenze subite) di vedere oltre. Non ho assimilato del tutto il personaggio poiché ogni volta che lo ballo lo vivo in maniera differente.
Roberto Bolle: Per me il ruolo di Kamzan è completamente nuovo: un personaggio violento e crudele. Sono entusiasta perché questo ruolo è diverso dai soliti che interpreto ed è uno stimolo a mettermi in gioco. Ho fatto un lavoro intenso per cercare la verità di questa persona. La barba ed il tatuaggio? Un aiuto per cancellare la mia faccia d’angelo!.