Dai suoi esordi con Arnie Zane – e ancor più dopo la sua prematura scomparsa – la danza di Bill T. Jones è stata strumento di impegno politico. Un linguaggio aspro e potente, capace di centrare le debolezze e le contraddizioni della società, rovesciandole sul palco in visioni scomode e memorabili. E, pur con tratti di racconto intimo, non fa eccezione A Letter to My Nephew: un titolo che allude a distanza agli scritti ribelli di James Baldwin ma si concentra su Lance, talentuoso nipote di Bill T. Jones finito in una spirale di
droga e malattia. Spettacolo di punta del cartellone di Ravenna Festival che richiama il coreografo americano in Italia – in prima nazionale mercoledì 11 luglio al Teatro Alighieri (ore 21.30) – A Letter to My Nephew è costruito con flashback ispirati alla vita di Lance (la sfilate di moda, la vita di strada, il letto di ospedale), epistolario virtuale di cartoline spedite a casa da un’Europa in odor di leggenda. Accompagnato dalle proiezioni suggestive di Janet Wong e dalla coinvolgente partitura eseguita dal vivo dal compositore Nick Hallett e dal baritono Matthew Gamble, la “lettera” di Jones al nipote perduto si snoda agli occhi dello spettatore come un mosaico concentrico di immagini per nove danzatori, che il coreografo rimodula con echi del luogo e del momento in cui questo si svolge. Ogni interpretazione diventa così un dialogo col presente, un fotogramma del luogo specifico dove la performance si svolge, in perpetua trasformazione.