Ed anche quest’anno Roberto Bolle è tornato a Verona accompagnato da otto friends dalle elevate qualità artistiche con un programma ben equilibrato tra classici e coreografie contemporanee, adatto al vasto pubblico della magnifica Arena.
La serata si è aperta riproponendo Turriddu sulle musiche di Pietro Mascagni, firmata da Massimiliano Volpini, coreografo ed amico dell’étoile , omaggio al canto lirico italiano, andato in scena in prima assoluta proprio all’Arena e trasmesso in mondovisione sulla RAI nel giugno scorso.
I virtuosismi del balletto classico sono stati rappresentati da tre passi a due: Esmeralda – cor. di Petipa e musica di Cesare Pugni – danzato brillantemente da Margarita Fernandes ed il giovane António Casalinho (primi solisti del Bayerisches Staatsballet di Monaco); Don Chisciotte – cor. di Petipa e musica di Minkus- dove le caratteristiche interpretative di Tatiana Melnik (Hungarian National Ballet) e Giorgi Potskhishvili ( Dutch National Ballet) hanno letteralmente mandato in visibilio il pubblico; infine Spring Waters – di Asaf Messerer su musica di Rachmaninoff – che ha messo in evidenza la leggerezza e plasticità dei movimenti di Tatiana Melnik accompagnata da Roberto Bolle.
Applausi calorosi sono stati riservati all’arrivo in scena di Melissa Hamilton (prima ballerina del Royal Ballet di Londra) che il grande pubblico si è abituato a conoscere dalle trasmissioni TV che Bolle ha portato in RAI. La danzatrice dal fisico muscoloso ma altrettanto longilineo, perfetto per danzare accanto al grande Bolle sulle note di Davidson Lightness of Being e Qualia – di McGregor su musica di Scanner – è stata ammirata per personalità carismatica e le speciali doti tecniche al limite dell’umano. Entrambi hanno dimostrato di avere ormai una consolidata complicità di coppia e sono trasversalmente amati dal grande pubblico.
Anche quest’anno è stato riproposto il capolavoro di Brumachon, Les Indomptés, tra i più belli e struggenti passo a due maschili contemporanei. Rispetto all’anno precedente si avverte ancor più complicità tra Toon Lobach (International Guest artist) e Roberto Bolle, un amalgama artistico che lascia senza fiato.
Non poteva mancare anche quest’anno la friend di lunga data, Nicoletta Manni, oggi étoile del firmamento tersicoreo , che si è esibita nell’assolo di Béjart, La Luna. Questa coreografia, creata nel 1976 su musica di Johann Sebastian Bach per il corpo sinuoso di Luciana Savignano, fu danzato per la prima volta dalla Manni lo scorso aprile alla Scala. La danzatrice ben afferra il testimone da colei che fu musa del grande coreografo ma, per chi conosce già da tempo questo pezzo, resta comunque difficile dissociarlo dall’interpretazione della immensa artista per cui questo brano iconico è nato.
La serata prosegue senza intervallo ed António Casalinho si e ci diverte sulla musica e le parole quasi blasfeme di Jacques Brel con la celeberrima coreografia ed i salti quasi acrobatici di Ben Van Cauwenberg.
II, la fluttuante coreografia di Philippe Kratz su musica di Soundwalk Collective/ The Field, interpretata da Casia Vengoechea ( International Guest Artist) assieme a Toon Lobach è sicuramente il pezzo più apprezzato dal pubblico dell’Arena che ringrazia i ballerini con un lungo e caloroso applauso.
La serata si è conclusa con una prima assoluta a firma Volpini, Prometheus, dialogo virtuosistico e suggestivo col fuoco sulle titaniche note di Beethoven. La coreografia esalta sicuramente il corpo scultoreo di Bolle ma non rileva null’altro mostrando un danzatore quasi timoroso o troppo attento a salire e scendere dalla struttura metallica posta al centro del palcoscenico a simboleggiare l’ascesa dell’uomo al fuoco sacro.
Pubblico soddisfatto da un cast d’eccezione, una serata per gli amanti della danza resa ancora più magica sotto le stelle in Arena.
Questa sera si replica.
Info: www.arena.it
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