La Stagione 2023 del Teatro Alighieri di Ravenna torna in scena, dal 14 gennaio al 23 aprile, con tre titoli d’opera – per i quali la meravigliosa “fabbrica” del teatro è in prima linea per impegno produttivo – e tre appuntamenti con la danza che alternano energie italiane a ospiti internazionali
L’itinerario Danza si apre con la MM Contemporary Dance Company (12 febbraio): incrociando la rassegna ToDay ToDance in collaborazione con Cantieri Danza, la compagnia di Michele Merola porta a Ravenna un doppio ritratto d’epoca. Nel caso di Ballade di Mauro Bigonzetti si tratta degli anni Ottanta, che il coreografo racconta ispirandosi allo scrittore Pier Vittorio Tondelli e a una drammaturgia musicale che include Prince, Frank Zappa, Leonard Cohen, i CCCP. Elegia di Enrico Morelli, su musiche di Chopin e Giuseppe Villarosa, si concentra su un oggi dominato dal senso di smarrimento, attraverso una danza corale di individui accomunati dalla ricerca di un’identità, di una rotta, di paesaggi familiari.
La tecnica e l’energia degli interpreti della Kibbutz Contemporary Dance Company (4, 5 marzo) – compagnia israeliana che Yehudit Arnon, sopravvissuta ad Auschwitz, fondò nel 1973 in un kibbutz sulle colline della Galilea – saranno incanalate in Asylum, con cui il direttore artistico Rami Be’er esamina concetti quali identità ed estraneità, senso di appartenenza e libertà, interrogandosi sul destino di coloro che chiedono asilo…invitandoci all’empatia per una condizione che ha radici nell’esperienza esistenziale di ognuno di noi,
diversamente impegnati nella ricerca di un luogo da poter chiamare “casa”.
Un doppio simbolo di rinascita e forza vitale è al centro della Serata Stravinskij che vede il ritorno a Ravenna del Malandain Ballet Biarritz (11, 12 marzo), con ventidue danzatori impegnati a misurarsi con pagine musicali che hanno fatto la storia (e la leggenda) della danza. Nella rilettura di Thierry Malandain, L’uccello di fuoco è un “traghettatore di luce” che porta consolazione e speranza agli uomini. Anche La Sagra della primavera di Martin Harriague, astro nascente della coreografia francese, conserva intatta la dimensione mitica e sacra, pur tingendosi di contemporaneità con un linguaggio corporale ed esplosivo.