Martedì 8 ottobre al via LEGACY. 50 anni di teatro, la Stagione Teatrale 2024 di Triennale Milano: una Stagione che intende rappresentare un omaggio al CRT Centro di Ricerca per il Teatro nel cinquantesimo anniversario della sua fondazione, dando voce agli artisti associati presenti e futuri che ne rappresentano oggi la storia.
LEGACY sarà inaugurata dalla prima assoluta di TOTENTANZ. Morgen ist die Frage, progetto site specific creato per gli spazi di Triennale Milano da Marcos Morau – Artista Associato di Triennale Milano Teatro 2025-2027 – con la sua compagnia La Veronal: una rivisitazione dell’antico rituale della Danse macabre che ci interroga sul nostro destino, una celebrazione catartica che è insieme un inno gioioso alla fragilità della vita. Due le repliche in programma (ore 21.00 e ore 22.30).
Lavoro per tre performer e due burattini umani, TOTENTANZ è un progetto site specific ideato da Marcos Morau – Artista Associato di Triennale Milano Teatro per il triennio 2025-2027 – in occasione dell’apertura della Stagione 2024, LEGACY. L’idea è quella di rivisitare uno dei classici dell’iconografia medievale, la Danza della Morte, nella piena turbolenza del mondo contemporaneo, lanciato verso il caos dalle rivoluzioni digitali e spirituali che lo attraversano. In un orizzonte nel quale la morte appare più normalizzata che mai, ma allo stesso tempo non è mai stata così remota e incomprensibile, TOTENTANZ vuole rappresentare un invito a celebrare la fragilità dell’esistenza e a riflettere su chi siamo e dove stiamo andando.
“Il potere emanato dalla morte – scrive Morau nelle note di regia – stimola la nostra creatività, costringendoci a cercare infinite connessioni con l’aldilà. […] Rivisitare la danza della morte nel XXI secolo è un anacronismo voluto, quasi una meditazione. Dopo tante versioni e rivisitazioni del format, la nostra Totentanz non è altro che un invito a celebrare la fragilità della vita e a meditare sulla sua perdita di valore. […] L’attuale disprezzo per i valori della vita è direttamente proporzionale all’incapacità generalizzata di interpretare, danzare e officiare la morte come mistero: eppure non c’è teatro, non c’è danza che non appartenga intimamente alla morte, che non sfugga alla notte gesticolando per poi tornare ad immergersi in essa.”