Questo articolo vuole essere un semplice esercizio di pensiero, un modo per riflettere se la categoria del ballerino (ci limitiamo a questa per semplificazione ma sappiamo bene che il settore danza abbraccia varie categorie di lavoratori) sarà inclusa nella prossima fase, visto che non rientra in quella attuale, la n.2 (così definita dal governo dopo lo stop di tutte le attività non essenziali in seguito alla pandemia da Covid-19).
La prossima fase è la numero 3 ma nulla ancora è stato deciso o tantomeno programmato.
Per un ballerino lavorare non significa solo salire sul palco, vuole dire, prima di tutto, prendersi cura del proprio corpo mantenendosi in forma giornalmente con la lezione mattutina.
Un ballerino professionista, per rimanere tale, deve fare lezione tutti i giorni della settimana, tranne quello, ovviamente, dedicato al riposo. Quindi di base il lavoro del ballerino non si ferma mai. L’obiettivo finale è quello di esibirsi per il pubblico pagante, e per farlo, i giorni di lavoro preparatorio richiesti per una “prima” di un balletto sono solitamente 50.
Oggi non è prematuro parlare di spettacoli poiché molti sono stati già riprogrammati per l’autunno e c’è chi si sta muovendo per ripensare quelli estivi all’aperto. Sicuramente è ormai tempo di ragionare sulla ripartenza, almeno della lezione quotidiana. Due mesi di esercizi a casa attaccati ad una sedia o ad un mobile sono troppi: hanno aiutato sì a mantenere parte dell’allenamento ma niente a che vedere con lo studio e gli esercizi in ambiente dedicato. Diverso ma anche necessario è lavorare, e dunque, danzare tutti insieme, come di solito suol fare una compagnia di balletto.
Ma come ripartire? Proviamo a fare un tentativo di ragionamento al fine, se non altro, di stimolare i lettori o gli addetti ai lavori.
Si potrebbe intanto cominciare a fare i test sierologici per la ricerca degli anticorpi su tutti i ballerini e coloro che collaborano con loro. Stiamo parlando di ciò che stanno già facendo le imprese di piccole/medie dimensioni. Logicamente la percentuale di coloro che risulterebbero avere sviluppato gli anticorpi al Covid-19 sarebbe facilmente sovrapponibile a quella della media nazionale, vicina al 25%. Sappiamo, inoltre, che ai primi di febbraio, ad esempio al Teatro alla Scala, c’era già stato un piccolo focolaio di polmoniti atipiche e potrebbe anche darsi che la percentuale degli immuni, in questo caso specifico, sia ancora più alta.
Il gruppo dei positivi potrebbe nell’immediato tornare a lavorare in totale sicurezza. Il resto della compagnia potrebbe dividersi in altri due sottogruppi che potrebbero lavorare in orari diversi o, se non possibile, a giorni o a settimane alterne, così come si sta pensando per il rientro a scuola a settembre.
I danzatori potrebbero così tornare a frequentare la sala prove divisi in 3 gruppi, garantendo in questo modo le dovute distanze (2 metri gli uni dagli altri come quelli che fanno jogging).
Si potrebbe pensare ad un primo mese solo di studio, senza le prove di spettacolo, ma sarebbe già un grande passo in avanti.
Il ministro per i beni e le attività culturali Franceschini si schernisce dietro al fatto che al momento è prematuro pensare di riaprire i teatri ma fare un tentativo per programmare la ripartenza di questi lavoratori è necessario. La categoria del ballerino deve ripartire perché, per essere pronto a salire sul palcoscenico, ha bisogno di tempo per riprendere la forma fisica prima ancora di poter pensare di tornare a danzare per il suo pubblico.