Palazzo Mauro de André, giovedì 8 giugno ore 21,30
Non un provocatore, piuttosto un esploratore ardito della zona oscura dell’umano è Olivier Dubois, che con le sue pièces estreme è entrato nella hit dei 25 migliori coreografi del mondo.
Già ospite del Ravenna Festival nel 2014 con Souls, desolato waste land con sei danzatori africani, stavolta il geniale ex allievo di Jan Fabre si misura con gli abissi del potere presentando ”Les mémoires d’un seigneur” trascinando nell’avventura – capitanata dal suo interprete prediletto, Sébastien Perrault -, uno stuolo di quaranta interpreti non professionisti, “arruolati” in città per l’occasione.
“E’ prima di tutto un solo – precisa l’autore -. È la storia di un uomo, di un re, di un eremita, di un eroe, di un dio, di un pazzo, di un uomo decaduto, di un tiranno. E per dar corpo a questi pensieri, tormenti e rivolte, mi serviva incarnarli in un gruppo di uomini”.
Les mémoires d’un seigneur si presenta come “un viaggio di lungo corso bagnato di teatro elisabettiano” – come lo definisce Dubois. Un’immersione nella seduzione del potere maschile e della sua solitudine, riassunta nella figura di un tiranno, dove confluiscono, in una libera rielaborazione del coreografo stesso, i deliri esistenzialisti del Caligola di Albert Camus e le riflessioni tratte da De morali principis institutione di Vincent de Beauvais, un trattato medioevale sulla monarchia che il domenicano scrisse per Luigi IX di Francia. Ogni creazione del coreografo francese nasce “da un’idea forte sviscerata fino allo stremo”. Nelle Mémoires d’un seigneur, ha dichiarato di voler lavorare sulle proprie ossessioni, nella convinzione che siano comuni e quindi condivisibili.
Nelle note d’intento, vengono scolpiti i tempi dell’azione della storia in Gloria, Caduta e Addio. Tre epoche da attraversare che coincidono con il tempo del potere e della civiltà, il tempo della paranoia e della barbarie, il tempo dell’abbandono e della scomparsa. Completamente solo sulla scena, all’inizio, in una sorta di Leitmotiv che prosegue per tutto lo spettacolo, Sébastien Perrault attraversa lentamente lo spazio illuminato da una luce variabile, come nell’arco di una giornata. Poi, i figuranti inondano il palcoscenico, come una marea caravaggesca di corpi, volti e membra. Un magmatico susseguirsi di paesaggi umani, che si accalca su di lui e gli sussurra voci di gloria e di illusione. Alternamente tenuti a bada e a freno dal tiranno a petto nudo, in jeans e con una lunga barba posticcia, che in bilico su un tavolo di latta arringa il suo seguito brandendo uno spadone e declinando tutte le variazioni su come il potere “devasti i nostri ideali, ci renda folli, demoniaci e terribilmente soli”. In sottofondo, la musica elettronica e ossessiva di François Caffenne, altro abituale collaboratore di Dubois, sottolinea la parabola del tiranno.
Direttore del Ballet du Nord dal 2014, Olivier Dubois vanta una carriera unica tra creazione, interpretazione e insegnamento. Dal 2005 le sue creazioni si susseguono con successo, ruotando costantemente intorno a ferite storiche ed esistenziali ma con una sorprendente modulazione di linguaggi. Dalla trilogia Étude critique pour en trompe l’oeil, dove nel primo spettacolo, Révolution, sezionava i principi primari del movimento, facendo girare uno stormo di danzatrici intorno a un palo di lapdance sul Boléro a loop di Ravel. Seguiva l’assolo Rouge e poi Tragédie, imbastita per 18 danzatori totalmente nudi intenti in un ipnotico andirivieni di passi dal fondo della scena al proscenio. E ancora le visioni di Élégie, ispirato alle Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke, avvolte in una nebbia lattiginosa in cui un uomo conduce una lotta titanica contro la natura, incarnata da sedici danzatori in nero. L’arte performativa di Dubois si conferma in queste Mémoires, dove esprime al meglio la capacità di portare in scena grandi masse, come in questo caso, dove quaranta uomini di età compresa tra i 18 e i 65 anni che fungono da “materiale scenografico” per la parabola del tiranno protagonista.
Les mémoires d’un seigneur è realizzato con il contributo di Sapir, partner storico del Festival, che in occasione del proprio sessantesimo anniversario, che cade proprio in questi giorni, ha realizzato una mostra di fotografie storiche e contemporanee sul porto di Ravenna che sarà esposta in anteprima all’ingresso del Pala de Andrè in occasione dello spettacolo.