S come scarpetta da punta. Le scarpette nella danza sono di vari generi ma la scarpetta che affascina da sempre intere generazioni di bambine che si avvicinano al mondo della danza è senza dubbio quella di raso rosa, coi laccetti alla greca, quella per cui si è anche creato oggi un emoji 🩰, la scarpetta da punta.
Nella danza classica abbiamo oltre alla scarpetta chiamata “mezza”, quella morbida in pelle o cotone utilizzata dai danzatori, anche la scarpetta da punta, indossata esclusivamente dalla ballerina. Salire sulle punte, per chi inizia a studiare danza, è un sogno!
La scarpetta rinforzata e dura appare per la prima volta nell’ 800 con la nascita dei così detti ballets blanc. L’esigenza di mostrare delle sembianze simili a quelle di uno spirito dell’aldilà (vedi ad esempio i balletti Giselle, La silfide) fa sì che oltre al tutu, con i suoi strati di tulle che danno alla ballerina un senso di leggerezza, si necessiti di una maggiore elevazione della danzatrice verso l’alto. Al fine di mostrarsi sempre più leggere e quasi “inafferrabili” le ballerine romantiche di questo periodo, quasi di conseguenza, si cimentano a salire sulle punte delle dita dei piedi. Alcune ballerine iniziano così a rinforzare la scarpetta di raso dapprima inserendo all’interno del cartone, successivamente introducendo diversi strati di canapa sapientemente indurita con della colla.
Oggi la costruzione di una scarpetta avviene sempre artigianalmente. Per darvi un’idea dei tempi di realizzazione: una carpetta da punta impiega ben 2 giorni ad asciugarsi dai diversi componenti necessari alla sua composizione.
Il consumo delle scarpe da punta di un corpo di ballo è enorme. Una prima ballerina cambia le scarpette anche due o tre volte durante uno spettacolo. L’Australian Ballet dichiara di utilizzare circa 5.000 paia di scarpe da punta ogni anno! Il Royal Ballet 12.000!!
La foto che vediamo qui nell’articolo mostra l’étoile Alessandra Ferri seduta su centinaia di scarpette da punta che sono anche l’abito, o se vogliamo, la scenografia imperante nel balletto di Maurice Béjart “L’Heure Exquise”. Mi hanno sempre affascinato i numeri nelle interviste e quindi mi riprometto alla prossima occasione di chiedere alla grande ballerina il numero esatto di scarpette che sono state necessarie per questo spettacolo. Voi che ne dite? Più o meno di 1000 paia?
Se volete saperne ancora di più sulle scarpette da punta, inviate un messaggio o scrivete una mail richiedendo la pubblicazione del podcast “Intervista a Eliza Minden”, designer delle famosissime scarpette Gaynor.