Non c’è ancora parità di trattamento tra ballerino e ballerina.
È di questi giorni la notizia che alcune ballerine del Teatro dell’Opera di Roma hanno presentato ricorso in Cassazione nei confronti della legge relativa alle pensioni che vede la donna ritirarsi dalle scene a 47 anni anziché 52 come avviene per gli uomini.
Si stenta a credere che si faccia riferimento alla discriminazione relativa all’età pensionabile della ballerina ipotizzando, anche per essa, il raggiungimento paritario con l’età pensionabile del ballerino. Quindi ad un’età superiore.
Sono rari quei fisici che arrivano alla soglia dei 50 anni ancora in perfetta forma, tant’è, che in alcuni paesi, come ad esempio la Francia, si programma l’addio alle scene a 42 anni indistintamente che si tratti di uomo o donna.
La Corte di Lussemburgo valuterà se la legge italiana lede il principio comunitario relativo alla discriminazione tra i sessi. Se fosse dichiarata tale discriminazione sarebbe interessante vedere se si adatterà l’età pensionabile delle ballerine a quella degli uomini, o, come sarebbe più opportuno, si farà il contrario. Difatto comunque si raggiungerebbe la parità tra i due sessi.
Nel frattempo ci auguriamo che qualcun altro si faccia avanti ed impugni finalmente la Legge Madia di Riforma della PA che impedisce ai ballerini che hanno maturato la pensione di dare il proprio contributo e trasmettere la propria preziosa esperienza ai posteri. Ma questo è tutt’altro argomento.